Bartezzaghi e Vicari

 

Dalla rubrica: La Biblioteca di Città del lessico -29 ottobre 2003-

Gioco del giorno
"Il plotone d'esecuzione è un'istituzione che oggi presenta alcuni inconvenienti. Prima di tutto, si agisce nelle prime ore del mattino..." -Julio Torri-
Citazione del giorno "... solo il riso - irrisione sistematico, falsetto autoderisorio, smorfia convulsa - garantisce che il discorso è all'altezza della terribilità del vivere e segna una mutazione rivoluzionaria" -Italo Calvino-

Nome dell'autore Giambattista Vicari
Anagramma del nome dell'autore
I bravi castigamatti
Il libro Il Caffè politico e letterario. Antologia 1953 1977, Editore Lubrina, 1992
L'antologia in realtà è stata curata da Gaio Fratini: ma ho preferito indicare come "autore" il fondatore e direttore della famosa rivista "Il Caffè", descritto dallo stesso Fratini così: "L'incantevole dandy di Ravenna, il permaloso, diffidente, imprendibile Arbiter elengantiarum d'un Vicari era uscito in silenzio dalle scene nel marzo del '78...". La rivista, ora ricordata anche in un sito Internet curato dalla figlia di Vicari -www. ilcaffeletterario. it- era improntata a una letteratura per nulla filiale: i fili su cui Vicari stava in acrobazia erano quelli della satira, del paradosso, del gusto raffinato ed esattissimo, che infatti guadagnarono al Caffè la collaborazione dei maggiori scrittori non solo italiani. Calvino vi pubblicava regolarmente i suoi saggi. Eco vi ha pubblicato il famoso "Elogio di Franti". Le illustrazioni erano di Maccari, di Folon, di Steinberg. I redattori si chiamavano: Alberto Arbasino, Renato Barilli, Italo Calvino, Gianni Celati, Guido Ceronetti, Piero Chiara, Franco Cordelli, Corrado Costa, Augusto Frassineti, Gaio Fratini, Enzo Golino, Luigi Malerba, Cesare Milanese, Giorgio Manganelli, Pier Francesco Paolini, Sergio Saviane, Giorgio Soavi, Saverio Vòllaro, Paolo Volponi... Fra i testi antologizzati ricorrono i nomi di Borges, Queneau, Majakovski, Flaiano, Jarry, Aub, Zanzotto, Michaux... Un "caffè" che è stata una scuola poco appariscente e semiclandestina della nostra letteratura.